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Le sfide in cui operiamo

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Lo shock energetico e l’accelerazione negli obiettivi di transizione

Il 2022 sarà ricordato come l’anno della crisi energetica globale, con le economie avanzate che hanno speso ben il 17,7% del Pil per coprire il fabbisogno energetico. La guerra in Ucraina ha innescato un riesame delle politiche energetiche in Europa, culminando nel piano REPowerEU, adottato dalla Commissione europea per affrontare le turbolenze causate dal conflitto tra Russia e Ucraina.

Nel piano, sono state inserite diverse misure allo scopo di accelerare la transizione, tra queste, il raddoppio della capacità fotovoltaica entro il 2025, installando 600 GW entro il 2030 e un incremento del peso delle rinnovabili dal 40% al 45% entro il 2030.
 

+600 GW

di rinnovabili in UE entro il 2030

45%

quota delle rinnovabili nella UE al 2030

1,1 triliardi $

investiti globalmente nella transizione energetica

FOCUS

La situazione italiana: il rallentamento della transizione verde

In Italia, lo shock energetico ha portato a un aumento dell’uso di fonti fossili (+8% di petrolio e +47% di carbone), ostacolando la transizione verde. A ciò si aggiunge una diminuzione dell’11% nell’energia idroelettrica (-25% rispetto al minimo degli ultimi 15 anni), che non è stata compensata dall’incremento di energia solare ed eolica (+9%) complessivamente. Questo scenario ha contribuito ad un forte peggioramento dell’indice della transizione Ispred calcolato da Enea: -60% nel terzo trimestre. Per rispettare gli obiettivi del piano FitFor55, ulteriormente aumentati dal REPowerEU, e arrivare al 45% di rinnovabili entro il 2030 è necessario più che raddoppiare le attuali installazioni.

-6%

emissioni all’anno per raggiungere gli obiettivi di FitFor55

+10% GW

l’anno di rinnovabili per rispettare il piano REPowerEu

72%

rinnovabili nella generazione elettrica al 2030 secondo il PTE

La siccità e l’idroelettrico

Nel 2022, l’Europa ha affrontato la peggiore carenza di precipitazioni degli ultimi 500 anni; il rapporto dell’Osservatorio Europeo sulla siccità afferma che il 47% del Continente si è trovata in condizioni di allerta, con un evidente deficit di umidità del suolo.

In questo scenario, nel 2022 la produzione idroelettrica, al suo livello più basso dal 2000, è stata inferiore di 66 TWh rispetto al 2021 (-37,7%). ll Gruppo CVA con una riduzione pari al 28%, è riuscito in parte a contenere l’impatto produttivo nonostante la regione alpina sia risultata la più colpita dalla siccità e dalla carenza di precipitazione nevose (-80%).
 

-66 TWh

rispetto al 2021 di produzione idroelettrica

-37,7%

generazione idroelettrica in Italia

-28%

generazione idroelettrica di CVA

FOCUS

CVA e i progetti per la Valle d’Aosta

La Regione autonoma della Valle d’Aosta risponde alle sfide climatiche con una strategia di decarbonizzazione al 2040 che anticipa quindi di dieci anni gli obiettivi fissati dall’Unione Europea. Nella roadmap già fissata il Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR) 2030, attualmente in definizione avrà un ruolo centrale. In questo scenario, il Gruppo, con il progetto CVA 2022, collabora attivamente con la Regione per monitorare le tecnologie d’avanguardia. Il contributo di CVA per la decarbonizzazione della Valle d’Aosta si estende quindi su differenti settori: dallo sviluppo della produzione da FER, alla ricerca di nuove fonti rinnovabili (come l’idrogeno verde), allo sviluppo della mobilità elettrica e delle comunità energetiche, fino alla posizione di general contractor per l’efficientamento energetico degli edifici (Ecobonus).

Le lunghe attese di permitting e concessioni

La burocrazia ostacola lo sviluppo delle energie rinnovabili: i tempi di permitting nei vari Paesi membri superano spesso i limiti stabiliti dall’UE. In Italia, il settore fotovoltaico è particolarmente colpito, con un iter che richiede in media 7 anni. 

Attualmente, ci sono 40 GW di progetti per impianti solari bloccati in attesa di approvazione. L’idroelettrico a sua volta ha il problema delle concessioni: l’86% è già scaduto o scadrà entro il 2029. Diventa quindi prioritario affrontare le criticità dell’attuale panorama normativo italiano e sbloccare gli investimenti.
 

7

anni media permitting in Italia

40 GW

di solare bloccato dalla burocrazia

20%

concessioni idroelettriche già scadute

86%

concessioni scadrà entro il 2029